PATOLOGIE

Fascite

La fascite è un processo infiammatorio o un accrescimento anomalo che colpisce le fasce, strutture di tessuto connettivo fibroso che rivestono, collegano e sostengono i muscoli. Si tratta di una condizione eterogenea che può coinvolgere diverse parti del corpo e che include numerose varianti, distinte per cause, decorso e gravità. Alcune forme sono benigne e localizzate, altre potenzialmente gravi e sistemiche.

I sintomi variano notevolmente in base alla forma di fascite:

  • Fascite plantare: dolore acuto o pungente localizzato nel tallone o nella pianta del piede, spesso più intenso al risveglio o dopo lunghi periodi in piedi.
  • Fascite eosinofila: gonfiore e infiammazione della cute di braccia e gambe, fino all’indurimento degli arti e limitazione nei movimenti.
  • Fascite necrotizzante: dolore improvviso e gonfiore, con febbre alta, vesciche, arrossamento, vomito, diarrea. Nei casi gravi può comparire necrosi dei tessuti e shock settico.
  • Fascite monocitica: febbre ricorrente e infiammazione cronica, correlata alla rara sindrome TRAPS.
  • Fascite nodulare: massa a crescita rapida in sedi superficiali, soprattutto estremità, tronco e collo.
  • Fascite proliferativa e pseudosarcomatosa: forme benigne ma a rapida espansione, talvolta clinicamente simili a un tumore.
  • Fascite retroperitoneale: dolori addominali e lombari, disturbi urinari, alterazioni vascolari locali.
  • Fascite tibiale (periostite): dolore nella parte mediale della tibia, tipico dei giovani podisti.

Le cause variano in funzione del tipo di fascite:

  • Fascite plantare: sovraccarico funzionale, postura errata, calzature inadeguate, piedi piatti o cavi, obesità, sedentarietà.
  • Fascite eosinofila: eziologia sconosciuta, ma verosimilmente autoimmune o correlata a malattie del tessuto connettivo.
  • Fascite necrotizzante: infezione batterica, spesso da più agenti, che si diffonde rapidamente nei tessuti molli.
  • Fascite monocitica: legata alla sindrome TRAPS, malattia genetica autoinfiammatoria rara.
  • Altre forme: possono derivare da proliferazioni benigne dei tessuti molli o da processi infiammatori cronici e localizzati.

La diagnosi della fascite si basa su una valutazione clinica e, a seconda dei casi, su esami strumentali e laboratoristici:

  • Risonanza magnetica (RM): utile per documentare l’infiammazione o l’accorciamento delle fasce, soprattutto nella fascite plantare.
  • Analisi del sangue: fondamentali nella fascite eosinofila (eosinofilia), nelle forme infettive e in quelle sistemiche.
  • Biopsia muscolare: per confermare la diagnosi in casi selezionati, in particolare nella fascite eosinofila.
  • Esami microbiologici: in caso di sospetta fascite necrotizzante, prelievi di pus e sangue sono essenziali per identificare il patogeno.

Il trattamento della fascite è specifico per ciascuna variante:

  • Fascite plantare: riposo, FANS, massaggi, stretching del polpaccio, uso di plantari o tutori. In casi persistenti, terapia ad onde d’urto o chirurgia.
  • Fascite eosinofila: FANS associati a corticosteroidi e bloccanti dei recettori H2 dell’istamina.
  • Fascite necrotizzante: antibiotici ad ampio spettro e, nei casi più gravi, intervento chirurgico per rimozione del tessuto infetto o amputazione.
  • Altre forme: gestione variabile, da osservazione clinica a trattamenti chirurgici nei casi proliferativi benigni rapidamente evolutivi.

Le informazioni presenti nel sito, validate dai nostri medici, sono destinate a scopi informativi/divulgativi e non sostituiscono in nessun modo il rapporto diretto medico-paziente, né la visita specialistica. È fondamentale sempre consultare il medico per una diagnosi precisa e trattamento personalizzato.

Ultimo aggiornamento: 16/06/2025

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