PATOLOGIE

Sindrome di Brugada

La sindrome di Brugada è una malattia ereditaria rara (circa 5 casi ogni 10 000 persone) che altera la conduzione elettrica del cuore in assenza di difetti strutturali. La causa più frequente è una mutazione del gene SCN5A (subunità α del canale del sodio cardiaco), trasmessa con modalità autosomica dominante: ogni figlio di un portatore ha il 50 % di probabilità di ereditare l’alterazione. Il difetto ionico può determinare caratteristiche modificazioni all’elettrocardiogramma (pattern di Brugada di tipo 1) e predisporre a tachiaritmie ventricolari potenzialmente fatali, prima causa di morte improvvisa in giovani adulti con cuore sano.

Molti soggetti restano asintomatici; quando presenti, le manifestazioni tipiche compaiono soprattutto a riposo o durante il sonno:

  • svenimenti (sincope) improvvisi, non preceduti da avvisaglie
  • palpitazioni o cardiopalmo con malessere associato
  • enuresi notturna secondaria a sincope notturna
  • arresto cardiaco / morte improvvisa (talvolta prima manifestazione)

  • Mutazioni dei geni dei canali ionici (SCN5A il più comune)
  • Ereditarietà autosomica dominante (familiarità per morte improvvisa < 50 anni)
  • Fattori scatenanti in soggetti predisposti:
    • Febbre elevata
    • Alcuni farmaci (p. es. anti-aritmici bloccanti il sodio, antidepressivi triciclici)
    • Assunzione di alcol o cocaina
    • Importanti alterazioni elettrolitiche

La diagnosi si basa sull’elettrocardiogramma a dodici derivazioni: il pattern di tipo 1 (sopraslivellamento “a tenda” del tratto ST in V1-V2) è diagnostico quando compare spontaneamente o dopo test farmacologico con ajmalina / flecainide (farmaci che bloccano i canali del sodio). 
Esami complementari – ecocardiogramma, Holter 24 ore a 12 derivazioni, test da sforzo – escludono cardiopatie strutturali e documentano eventuali aritmie. 

Il test genetico può confermare la mutazione ed estende lo screening ai familiari.

Il trattamento dipende dal profilo di rischio: nei pazienti sintomatici, sopravvissuti ad arresto cardiaco o con aritmie documentate, l’impianto di un defibrillatore cardioverter (ICD endocavitario o sottocutaneo) è l’unica strategia di provata efficacia nel prevenire la morte improvvisa; la chinidina è talvolta impiegata nei casi selezionati o quando l’ICD non è indicato. 
Ai soggetti a basso rischio si raccomandano controlli cardiologici periodici, trattamento precoce della febbre, evitamento di farmaci e sostanze noti per indurre aritmie, e counselling genetico per la famiglia.

Le informazioni presenti nel sito, validate dai nostri medici, sono destinate a scopi informativi/divulgativi e non sostituiscono in nessun modo il rapporto diretto medico-paziente, né la visita specialistica. È fondamentale sempre consultare il medico per una diagnosi precisa e trattamento personalizzato.

Ultimo aggiornamento: 16/06/2025

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via Salvatore Maugeri, 10 - 27100 Pavia (PV) Cardiologia molecolare
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