All'IRCCS Pavia, nell'ambito delle attività cliniche della Endocrinologia guidate dal professor Luca Chiovato, ordinario presso l'Università di Pavia e capo del Dipartimento di Medicina interna nell'Istituto, ci si occupa da anni di tiroide e delle sue patologie.
In particolare, viene offerta ai pazienti la termoablazione dei noduli tiroidei benigni, terapia di ultima generazione, eseguita dai clinici Spyridon Chytiris e Rodolfo Fonte.
Quelle che seguono, con lo schema domande-risposte, sono le notizie principali che riguardano questo tipo di terapia.
1) Cos’è la termoablazione con radiofrequenza dei noduli tiroidei?
È un intervento che, senza la necessità di praticare incisioni chirurgiche, riduce del 50-85% il volume dei noduli tiroidei benigni. Nella maggior parte dei casi trattati, questa riduzione di volume del nodulo è sufficiente a far scomparire o migliorare i sintomi compressivi e ottenere buoni risultati estetici.
2) Quando è possibile eseguire una termoablazione con radiofrequenza dei noduli tiroidei?
È indicata per il trattamento dei noduli benigni solidi o parzialmente cistici della tiroide.
Prima dell’intervento, è necessario confermare la benignità del nodulo tiroideo eseguendo, sotto guida ecografica, una citologia mediante aspirato con ago sottile e/o una biopsia usando un ago Tru-Cut di piccole dimensioni.
In casi selezionati è possibile trattare anche noduli iperfunzionanti (che provocano un ipertiroidismo clinico o sub-clibnico) e piccoli noduli tiroidei a citologia sospetta per malignità.
3) Come si svolge un intervento di ablazione con radiofrequenza di un nodulo tiroideo?
L’apparecchiatura utilizzata include un generatore di radiofrequenze, un ago-elettrodo e due piastre di dispersione posizionate sulle gambe del paziente che è sdraiato sul lettino in posizione supina, a capo iperesteso.
L’ago-elettrodo viene introdotto nel nodulo sotto guida ecografica. Le onde elettromagnetiche ad alta frequenza emesse dall’elettrodo surriscaldano il tessuto tiroideo producendo una necrosi molto localizzata del nodulo. La parte necrotica sarà sostituita nel tempo da tessuto fibroso-cicatriziale. Il trattamento determina una notevole riduzione di volume del nodulo tiroideo. Un sistema di raffreddamento con soluzione fisiologica controlla la temperatura in corrispondenza della punta dell’ago durante il trattamento per evitarne la carbonizzazione.
L’intervento si svolge in anestesia locale. La sedazione cosciente può essere praticata in casi selezionati.
La procedura, compresi i tempi di allestimento, ha durata variabile, in media 60 minuti. Nel caso di noduli particolarmente voluminosi o che dopo una iniziale fase di riduzione tendano nuovamente ad aumentare di volume, la procedura può essere ripetuta. Al termine dell’intervento può essere attuata, se ritenuta necessaria dal medico, una terapia con cortisonici e/o antidolorifici. Dopo la procedura il paziente è mantenuto in osservazione per alcune ore.
4) Quali sono i vantaggi della termoablazione con radiofrequenza dei noduli tiroidei?
I noduli tiroidei compaiono vicino a strutture del collo che è importante non danneggiare: arteria carotide comune, vena giugulare interna, nervo vago, plesso brachiale, trachea, nervo laringeo ricorrente, esofago, fasce muscolari e muscoli. La termoablazione a radiofrequenza, procedura mininvasiva attuata in anestesia locale, assicura il massimo rispetto di queste strutture, perché la sua esecuzione sotto costante visione ecografica consente di lasciare intorno all’area trattata un sottile “anello di sicurezza”.
5) La termoablazione con radiofrequenza dei noduli tiroidei può comportare rischi o effetti collaterali?
L’intervento è normalmente ben tollerato. Immediatamente dopo l’intervento e nei 7-10 giorni successivi, il nodulo può divenire lievemente dolente ed aumentare modestamente di volume, a causa dell’edema e dell’infiammazione dei tessuti sottoposti ad ipertermia. I comuni farmaci antidolorifici sono sufficienti a controllare il dolore.
Effetti collaterali rari includono: ematoma tiroideo sotto-capsulare, ecchimosi cutanea, ustione cutanea puntiforme, colliquazione del nodulo, fascite del collo, reazione vaso-vagale. Il danno collaterale più raro è la riduzione della motilità di una corda vocale associata a danno del nervo laringeo con conseguente disfonia, generalmente reversibile. Al fine di prevenire quest’ultimo effetto collaterale, il paziente durante tutta la procedura è invitato a parlare.
La funzione tiroidea non subisce cambiamenti rilevanti nel caso di nodulo normofunzionate, tende invece a migliorare nel caso di nodulo iperfunzionante. In pazienti con preesistente tiroidite cronica autoimmune (tiroidite di Hashimoto), raramente si possono manifestare ipo ed ipertiroidismo, che sono trattati con le abituali terapie mediche.
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