L’Insufficienza renale cronica è anche nota con la sigla IRC. Si tratta di una condizione estremamente grave in cui i reni non sono più in grado di svolgere la loro funzione (regolazione dell’equilibrio idrico-salino, depurazione del sangue dalle scorie, produzione di alcuni ormoni). Può progredire sino a uno stadio terminale (noto anche con la sigla ESRD, dall’inglese End Stage Renal Disease) che richiede, affinché il paziente possa continuare a sopravvivere, un trattamento sostitutivo.
Le cause principali della IRC sono il diabete e l’ipertensione che danneggiano i vasi renali di piccolo calibro. Altre cause comprendono alterazioni renali (glomerulonefrite e malattia renale policistica) che possono evolvere verso l’IRC, ostruzioni delle vie urinarie e patologie autoimmuni (lupus eritematoso sistemico).
I sintomi sono in relazione allo stadio della malattia. Nelle fasi iniziali possono limitarsi alla nicturia (necessità di urinare più volte durante la notte), ma mano a mano che l’IRC progredisce e con essa la mancata eliminazione delle scorie metaboliche si possono avere nausea, vomito, ecchimosi, facile sanguinamento anche dopo lievi ferite, sino a sofferenza cerebrale (stato confusionale, letargia, convulsioni).
La diagnosi si fonda su esami del sangue e delle urine, ma anche ecografia e prelievo bioptico.
Il trattamento è fondato sulla dialisi o il trapianto di rene.
La dialisi si distingue in emodialisi e dialisi peritoneale. La prima si effettua in circolazione extracorporea e viene praticata in genere in ospedale, mentre la dialisi peritoneale utilizza come membrana dializzante il peritoneo e si effettua in genere al domicilio.
Non vi sono differenze significative in termini di sopravvivenza tra le due opzioni, anche se molti studi hanno rilevato una migliore sopravvivenza con la dialisi peritoneale nei primi 1-2 anni e invece migliore con l’emodialisi negli anni successivi.
Per un approfondimento, vedi Insufficienza Renale Cronica (IRC) – Dialisi.