Con l’espressione “Disturbi dissociativi” si fa riferimento alla difficoltà di integrazione tra coscienza, memoria, identità e percezione, che induce il soggetto, per esempio, a non ricordare la strada che ha fatto per raggiungere una determinata destinazione o le informazioni che ha appena letto sul giornale.
Le forme più note sono il disturbo dissociativo dell’identità e l’amnesia dissociativa.
- Disturbo dissociativo dell’identità o della personalità multipla: tende a manifestarsi tra le persone che hanno subito stress o traumi, come abusi sessuali o abbandoni in giovane età, ma anche in conseguenza di malattie o decessi di familiari. Il soggetto sviluppa più identità che sembrano controllate da un agente esterno oppure guarda se stesso come fosse un osservatore della propria vita. Tra gli altri sintomi caratteristici figurano l’amnesia, l’ansia e la depressione, stati di allucinazione e cefalee anche molto intense. Per giungere alla diagnosi si effettua un colloquio psichiatrico approfondito, che può richiedere l’uso dell’ipnosi per rilassare il paziente. La principale forma di trattamento è la psicoterapia. I farmaci possono aiutare ad alleviare sintomi collaterali come l’ansia.
- Amnesia dissociativa: comune tra le donne, si manifesta nei soggetti che hanno vissuto traumi derivanti da situazioni di guerra, incidenti, abusi, calamità o perdita di persone care. Il suo tratto distintivo è l’incapacità di ricordare eventi e informazioni personali per un lasso di tempo che può durare pochi istanti o persino anni. Possono insorgere anche astenia, depressione, disturbi del sonno e comportamenti autodistruttivi. In casi rari, la persona si allontana improvvisamente di casa (fuga dissociativa). Oltre all’analisi dei sintomi, il medico può formulare la diagnosi sottoponendo il paziente a esami che escludano altre patologie di tipo cerebrale. Risultano utili, in particolare, la risonanza magnetica (RM), la tomografia computerizzata (TC) e l’elettroencefalogramma (ECG). Il trattamento consigliato prevede la psicoterapia e l’adozione di tecniche di recupero della memoria, anche tramite ipnosi e colloqui guidati, in cui l’ansia viene ridotta con farmaci per via endovenosa (benzodiazepine, barbiturici) per lavorare al meglio sui ricordi.