Aiutare le donne a capire il loro cuore.

Duecentosessanta donne raccontano il loro rapporto con le patologie cardiovascolari. Tante infatti sono state le pazienti dell’Ambulatorio di cardiologia riabilitativa dell’IRCCS Pavia che hanno risposto a uno specifico questionario vòlto a mettere a fuoco il livello di consapevolezza della propria malattia e dei corretti stili di vita da adottare.

Ben 260 i questionari a cui si è dato risposta anonimamente, fra quelli somministrati in un periodo che va dalla fine del 2019 al 2020. Emanuela Cattaneo, infermiera che lavora da 20 anni nell’ambulatorio, ne ha curato la raccolta e l’esame, facendone oggetto di una tesi finale nel Master di Cardiologia riabilitativa e preventiva dell’Università di Pavia, recentemente frequentato.

“Dall’analisi dei dati ottenuti”, spiega Cattaneo, “emerge che le donne non possiedono conoscenze adeguate relative al rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. I dati evidenziano come gli stili di vita non sani siano strettamente correlati alla mancanza di educazione sanitaria: l’abuso di alcool, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e la depressione favoriscono notevolmente lo sviluppo di patologie a carico del sistema cardiovascolare”.

Un altro aspetto fondamentale emerso dalla ricerca “è la scarsa presenza di campagne di prevenzione primaria mirate alla prevenzione delle malattie cardiovascolari nella donna”. Dati che, secondo Cattaneo, evidenziano la necessità di un’azione di sensibilizzazione verso “stili di vita salutari, quale strategia principale di prevenzione, promuovendo l’empowerment, processo fondamentale per acquisire autonomia, senso critico e responsabilità”.

Secondo l’infermiera, infine, “le donne sono più svantaggiate rispetto agli uomini, perché hanno una bassa percezione del rischio e quindi molto spesso sottovalutano i sintomi; spesso accedono ai servizi di Pronto soccorso con ritardo, presentano manifestazioni cliniche tipicamente aspecifiche e dunque di difficile inquadramento diagnostico, utilizzano farmaci che sono stati studiati su campioni prevalentemente maschili e, in ultimo, ma molto frequente le donne spesso trascurano la propria salute per dedicarsi all’assistenza dei familiari”.

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