Malattie protesiche valvolari (protesi biologiche e meccaniche)

Le malattie delle valvole del cuore (“valvulopatie”) sono caratterizzate da un danno o un difetto in una delle quattro valvole cardiache: mitrale, tricuspide, semilunare aortica e semilunare polmonare. Le valvole tra gli atri e i ventricoli sono dette nel loro insieme atrio-ventricolari e sono la mitrale e la tricuspide. La mitrale, o bicuspide, in quanto formata da due lembi, regola il flusso sanguigno tra l’atrio sinistro e il ventricolo sinistro. La tricuspide, formata da tre lembi, regola il flusso sanguigno tra l’atrio destro e il ventricolo destro. Le due valvole tra i ventricoli e l’aorta e la polmonare sono dette nell’insieme semilunari, per la loro forma, la prima è la semilunare aortica (o semplicemente aortica) che regola il flusso sanguigno dal cuore verso il sistema circolatorio, la seconda è la semilunare polmonare (o semplicemente polmonare) che regola il flusso sanguigno dal cuore verso il circolo polmonare. L’apertura e la chiusura di queste valvole è puramente meccanica, dovuta pertanto alle variazioni delle pressioni all’interno del cuore. Il loro compito è impedire il ritorno (reflusso) del sangue verso gli atri durante la contrazione dei ventricoli e verso i ventricoli durante la cosiddetta fase diastolica (fase nella quale i ventricoli, dopo l’espulsione del sangue, si rilassano).

In presenza di valvulopatie può essere necessario sostituire queste valvole. Le valvulopatie sono di due tipi:

  • stenosi, quando si ha un’incompleta apertura
  • insufficienza, quando si ha un’incompleta chiusura.

Quando le due alterazioni coesistono, si parla di stenoinsufficienza. Le protesi valvolari possono essere biologiche o meccaniche. Quelle biologiche, a loro volta, possono essere eterologhe o omologhe. Nel primo caso, sono composte da tessuto porcino o bovino che viene montato su di un supporto metallico. Quelle omologhe sono valvole umane prelevate da espianti. Hanno ovviamente una minore durata rispetto a quelle meccaniche perché vanno incontro a fenomeni di progressivo cedimento, così come di calcificazione, e con il tempo possono comportare una recidiva dell’insufficienza o della stenosi. Le protesi valvolari meccaniche sono composte principalmente da metallo, polimeri, ceramiche o carbonio, tutti materiali che non si deformano nonostante le molteplici e durature sollecitazioni cui sono sottoposte. Solitamente sono formate da una o più strutture mobili che vengono  vincolate a una struttura fissata al cuore. Hanno una durata nel tempo praticamente illimitata ma, sia per i materiali di cui sono fatte sia per alcune alterazioni rispetto alla normale dinamica del sangue che esse comportano, il paziente deve sottoporsi a terapia anticoagulante. Talvolta le valvole cardiache possono non funzionare in modo corretto, con difetti nella loro apertura o chiusura. Alterando il flusso di sangue le patologie valvolari compromettono il lavoro del cuore e il muscolo cardiaco può quindi, col tempo, ipertrofizzarsi, dilatarsi e, nei casi più avanzati, ridurre la sua capacità di pompa.

I sintomi delle patologie protesiche valvolari sono: dispnea (affanno) durante gli sforzi, astenia (sensazione di spossatezza), dolori al petto, aritmie, sincopi (svenimenti), edemi (gonfiore) agli arti e scompenso cardiaco.

La diagnosi di una patologia protesica valvolare si effettua innanzitutto con una prima valutazione clinica e anamnestica del soggetto, poi si ricorre a un ecocardiogramma transtoracico. Per caratterizzare meglio la patologia, viene effettuato anche l’ecocardiogramma da stress (ecostress) fisico, l’ecocardiogramma transesofageo, l’ecocardiogramma tridimensionale e la risonanza magnetica cardiaca.

Il trattamento delle varie forme di patologia delle valvole cardiache può essere realizzato mediante interventi chirurgici che possono essere riparativi, quando la alterazioni delle valvole sono di carattere prevalentemente degenerativo con conservazione delle strutture anatomiche dei lembi valvolari, oppure sostitutive mediante l’impianto di protesi valvolari, in presenza di estese e profonde alterazioni del tessuto valvolare.


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